Infinite | Venice Biennale
53rd Venice Biennale
Site-specific installation project in 2 parts
Gaggiandre, Arsenale, Venezia, 2009
Submerged print on water proofed vinyl, light
m 60x20
53rd Venice Biennale
Site-specific installation project in 2 parts
Gaggiandre, Arsenale, Venezia, 2009
Submerged print on water proofed vinyl, light
m 60x20
53rd Venice Biennale
Site-specific installation in 2 parts
Tese delle Vergini, Venice, 2009
Light boxes, water and waves, sound, architecture
m 16x16
ABOUT THIS PROJECT
Infinite
A multi-media site-specific installation conceived for the Gaggiandre, at the Arsenale, Venice.
Technique: semi-submerged photograph on vinyl, light, sound.
Size m. 62×20
This work embraces the full span of time: instantaneity, simultaneity, becoming and eternalisation through the interaction of water with light, photography and sound.
The image represents two circles in the water and the symbol of infinity. Stones thrown into the water have created the splitting of the first ring into two cells, generating a multiplicative process. The act of photography has frozen the flow of time, rendering the instant eternal: present and past, staticity and change coexist in space, which is real and virtual at the same time.
Light is the subject and medium of this work. It generates life and image, connecting all the parts of the installation. It renders visible.
Water mirrors the light. It creates movement, embracing and revealing the large, semi-submerged photograph and the reflected image of the space.
Photography simultaneously expresses light and time, challenging the absolute two-dimensionality of the surface, to allude to an elsewhere of time-space.
Sound pervades the place, creating an immaterial connection among time, space and light.
Infinite is a magic place of vision and listening, meditation and experience.
Con questo lavoro mi collego idealmente all’idea di Tempo Fotografico investigato dal Fotodinamismo Futurista. Così come Anton Giulio Bragaglia esplora il concetto di movimento attraverso la dinamica visuale dello spazio-tempo, così la mia installazione multimedia abbraccia l’intera scansione temporale dell’esperienza fotografica: l’istantaneità, il divenire, la simultaneità e l’eternizzazione del tempo, attraverso l’interazione di luce, acqua, fotografia e suono.
La luce è attiva e presente: genera vita e immagine e collega tra loro tutte le parti dell’installazione rendendole visibili. E’ contemporaneamente soggetto e medium dell’opera.
L’acqua specchia la luce, genera il movimento, accoglie e rivela la grande immagine fotografica semi-sommersa e l’immagine virtuale dello spazio.
La fotografia, simultanea espressione di luce e tempo, sfida l’assoluta staticità e bidimensionalità della sua superficie e allude ad un’alterità spazio-temporale e un movimento fisici e virtuali.
Il suono permea immaterialmente lo spazio architettonico, collegando in una relazione invisibile luce, spazio e immagine.
I Nomi del Tempo vuole essere un simbolico omaggio al contributo che l’opera di Bragaglia ha fornito agli artisti che, dopo di lui, hanno utilizzato il mezzo fotografico come nuovo strumento di ricerca, esplorando ciò che l’occhio umano non è in grado di percepire direttamente, dando evidenza del -non visibile- oltre l’apparenza retinica.
Intendo la Fotografia come Metafora del Reale: il suo potere risiede grandemente nella capacità di trascendere il visibile attraverso l’apparente, oltre le manifeste superfici sensibili; d’alludere all’alterità attraverso l’hic et nunc dell’esperienza; di generare inesauribili piani di lettura e interpretazione dell’infinita complessità del Reale.
L’opera I Nomi del Tempo è un magico luogo di visione e d’ascolto, di meditazione e d’esperienza.
Progetto
L’opera è concepita come un’installazione in due parti: una all’esterno e l’altra all’interno del Padiglione Italia.
A) ESTERNO
Un’immagine fotografica semi-sommersa di circa 60×20 m. occupa lo specchio d’acqua di uno dei due antichi bacini coperti dell’Arsenale.
L’immagine rappresenta contemporaneamente due cerchi d’acqua e il simbolo d’Infinito. Un sasso gettato nell’acqua ha creato la scissione della prima cellula dando inizio ad un processo moltiplicativo. L’atto fotografico congela l’azione, rende eterno l’istante e il divenire del tempo: presente e passato, staticità e cambiamento, finito e infinito sono simultaneamente presenti; il luogo è reale ed insieme virtuale.
L’immagine giace
sommersa nell’acqua.
Traccia istantanea,
incognita vita.
Accadimento precario,
segreto del luogo.
Tutto scorre:
fluida, la vita s’arresta nel tempo.
B) INTERNO
L’opera nasce come installazione multimedia concepita appositamente per lo spazio delle Tese delle Vergini: in particolare per la grande parete e l’area circostante del secondo edificio, entrando a sinistra, del nuovo Padiglione Italia.
MEDIA: luce, suono, fotografia, proiezione e immagine computerizzata interagiscono con lo spazio architettonico, che è parte essenziale del lavoro, all’interno di un’unica opera realizzata con componenti statiche e dinamiche, fisiche e virtuali.
LUCE: 12 light-box nelle nicchie della parete trasformano il piano verticale in una grande vetrata auto-illuminata, come se la luce diurna esterna penetrasse attraverso 12 finestre. La luce è soggetto e medium dell’opera: genera vita e immagine.
FOTOGRAFIA: La vetrata rende contemporaneamente visibili due cerchi d’acqua e il simbolo dell’Infinito: è la scissione della prima cellula che dà inizio ad un processo generativo. L’atto fotografico arresta l’azione, rendendo eterno l’istante e il divenire del tempo: presente e passato, staticità e cambiamento sono simultaneamente presenti. L’esterno e l’interno si collegano attraverso un’unica struttura luminosa irradiante.
PROIEZIONE: Attraverso una video proiezione in scala 1:1 della facciata sulla facciata stessa, l’immagine è proiettata staticamente a registro sull’architettura. All’apparire del suono l’immagine si anima e prende vita: un programma pilotato da computer genera una perturbazione modulata dalle frequenze sonore delle superfici di mattoni rossi (perimetro, pilastri orizzontali e verticali).
Proiezione e immagine sfidano la staticità del luogo e danno vita e movimento all’architettura, che diviene così parte dell’opera.
SUONO: Le onde sonore generano il movimento visivo. Un impianto acustico dotato di più sorgenti e controllato da un sistema computerizzato, elabora e diffonde immateriali sequenze sonore che modulano e mettono in oscillazione l’immagine architettonica proiettata, offrendo una percezione fluida e dinamica delle aree opache della facciata.
Il suono governa il tempo e permea immaterialmente il luogo, collegando in un’invisibile relazione luce, spazio e immagine.
L’opera I Nomi del Tempo è composta da elementi reali e da elementi virtuali che interagiscono su multipli livelli, compresenti: quello statico dell’architettura, quello irradiante della luce e dell’immagine e quello dinamico del suono.
Sono piani di realtà intimamente connessi, che donano vita e splendore alla grande parete, trasformandola in un’immenso portale: chi vi si pone d’innanzi avverte la presenza di spazi e di tempi diversi che la luce intimamente collega tra loro in un luogo di visione e d’ascolto, di meditazione ed esperienza.
Questa è l’emozione che voglio trasmettere:
La luce è Reale,
vitale,
rivela e rende visibile.
L’architettura si smaterializza,
genera e trasmette luce.
La proiezione è movimento,
vibrazione, divenire,
leggerezza dinamica.
Staticità e flusso,
immobilità, cambiamento.
La grande parete è
una magica scultura di luce e di suono:
Cattedrale del Tempo.